QUALITY FIRST - LA QUALITA' PRIMA DI TUTTO
La Qualità prima di tutto
Definite le regole del gioco,
valutiamo insieme quale deve essere lo scopo del gioco. Su una scala di
indicatori di buon funzionamento aziendale che si sintetizza sovente con
l’acronimo QCDM: Qualità, Costo (basso- + efficienza, Delivery (puntualità delle consegne- quantità
giusta al momento giusto) e Manodopera
competente (knowhow - valore umano) la qualità è ragionevolmente posta al
primo posto: Quality First.
E’ sicuramente al primo posto delle percezioni di un Cliente che acquista un
bene/servizio in quanto rispecchia le caratteristiche stabilite, le esigenze
che si aspetta; è per Lui un VALORE
imprescindibile. Il vero Valore Aggiunto del nostro lavoro di fornitori.
Una breve
parentesi sulle “caratteristiche stabilite” è doverosa. La prima
caratteristica a cui dobbiamo attenerci fedeli è il disegno; con le sue quote e relative tolleranze, con
le caratteristiche dei materiali in cui
è costruito ed alle specifiche fisiche (durate comprese), funzionali e
molto spesso le normative vigenti. Completano inoltre la lista: quantità
stabilite, scadenze di consegna , condizionamento (imballaggio). Creare un
prodotto di qualità vuol dire rispettare queste caratteristiche stabilite in
fase di offerta , start up prodotto e spesso create anche internamente (e
spesso completamente trasparenti all’utente finale).
A nulla vale una cassa con 100 pezzi prodotti alla giusta
cadenza, imballati perfettamente e consegnati
in perfetto orario se una volta che si adoperano vengono scoperti di
scarto, anche in minima parte , anche solo uno. Che dubbio si insinua nel
cliente, che danno di immagine (e poi sempre economico ) ne deriva; difficile dire, difficile contenere ,
difficile recuperare. In ogni caso costa (perdita di efficienza) e occorrerà ridare i pezzi (questa volta buoni..). Come
vengono considerate le persone che hanno prodotto e controllato il prodotto:
sprovveduti, inconsapevoli (anche il pilastro M è ko). Abbiamo fallito su tutti i fronti QCDM.
«L’ideale sarebbe
lavorare in un ambiente ove sia impossibile produrre pezzi KO e non sia mai
consentito trasmettere l’eventuale difetto alla stazione successiva.»
Ecco perché Quality First;
perché prima di produrre 100 biscotti, occorre fare 100 tentativi per produrre 1 biscotto buono,
non solo per noi ma per la persona a cui lo offriremo.
Dando per scontate la correttezze delle specifiche ,
dell’avvio produttivo e quant’altro serva a “consegnare” alla produzione un
processo capace, concentriamo
l’attenzione su cosa sfugge nel quotidiano. Una ripassata alle
basi non guasta: disegno, ciclo di lavoro e di controllo (comprensivo di benestare avvio produttivo!)
servono a garantire insieme ad una macchina capace ed una materia prima stabile
un prodotto a specifica. Ogni fase del lavoro deve garantire quindi la qualità
sulla fase stessa, produco bene e NON trasmetto il difetto.
L’ideale sarebbe lavorare in un ambiente ove sia
impossibile produrre pezzi KO e non sia mai consentito trasmettere l’eventuale
difetto; in gergo produzione snella (lean production) questi ambienti
si chiamano “macchine autonome”.
L’operatore che governa macchine autonome sa’ di non produrre difetti e
sicuramente di non trasmetterli, sempre h24-365 giorni l’anno.
Sa’ di contare su un’efficace sistema di Poka Yoke che impediscono
l’errato montaggio e il passaggio dello scarto. Tutto
funziona a meno di fare “fuori
flusso” di non rispettare le regole, di forzare funzionamenti bypassando
funzionalità o controlli. Le non conformità che scaturiscono da fuori flusso
sono le più difficili da capire e quindi da trovare e risolvere.
Produrre
un pezzo buono «al primo colpo». Sempre in maniera costante
Ma come si fa a sapere se la macchina mi sta’ dando pezzi
buoni? Gli strumenti più semplici per sincerarsi del buon funzionamento della
macchina sono i “pezzi campione detti spesso pezzi civetta”; sono un set di pezzi che
simulano difettosità o funzionalità che la macchina deve rispettivamente
intercettare o ottenere. Per complessa che sia una macchina essa
deve avere un check di avvio ( con pezzi campione) che garantiscano il funzionamento secondo standard.
Al nostro stato dell’arte dobbiamo purtroppo raffrontarci
con un processo non sempre a prova d’errore. Nei nostri stabilimenti vengono
segnate sui fogli di registrazione gli scarti, siamo quotidianamente impegnati
in cantieri di riduzione scarti e riduzione rilavorazioni. Lunga è quindi la
strada che ci porta allo zero difetti ( anche se il ns Cliente lo pretende:
zero silenziatori con difetti e zero serbatoi che perdono accettati dal
Cliente). Se però sono chiare le basi e ci adoperiamo per il loro rispetto
allora possiamo puntare con una adeguata roadmap verso il miglioramento dei
ns processi.
Molti elementi sono stati sin qui indicati e molti altri
sono da includere , scopo di questo articolo è chiarire un bisogno: qualità al
primo posto, e di far crescere la voglia
di tracciare un percorso che possiamo costruire coi i diversi strumenti che il
WCM e la Lean production offrono.
Abbiamo visto una
serie di elementi, ci si aspetta quindi che messi insieme con la giusta
sequenza e un corretto rigore tali
“ingredienti” producano il “buon prodotto”, il prodotto per cui il Cliente è
disposto a pagare, il prodotto per cui il Cliente ci ha scelto. Parte
integrante della nostra reputazione, non
un gioco…
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